Con la fine del 2023, “scade” il comma 242 dell'articolo 1 della legge 234 del 2021, cioè la norma elaborata dal governo Draghi e approvata con la legge di bilancio 2022 che prevedeva per un biennio il rimborso ai fondi interprofessionali del prelievo annuale disposto con la legge 190 del 2014.
La restituzione di quelle risorse ai fondi interprofessionali è stata certamente una scelta positiva, che l’intero comparto della formazione finanziata ha salutato con favore. Tutti hanno anche compreso perché in quella fase il governo avesse vincolato l’uso di quelle risorse alla formazione dei lavoratori in cassa integrazione: c’era da riavviare il motore di "Fabbrica Italia" e la cig aveva svolto un ruolo cruciale nel mantenimento del sistema produttivo italiano durante i due anni più duri della pandemia, il 2020 e il 2021. Eppure, già in fase di implementazione della misura, ci si è resi conto della ridotta capacità di assorbimento delle risorse a disposizione da parte delle imprese per la formazione dei lavoratori in cig.
Con l’avvicinarsi della prossima legge di bilancio per il 2024, è opportuno aprire un tavolo di confronto con il governo e le parti sociali per discutere sul futuro delle risorse versate dai fondi paritetici interprofessionali ai sensi della legge 190 del 2014. Esse vanno considerate un prelievo forzoso ai fondi paritetici interprofessionali (abbastanza incomprensibile e incoerente con le ragioni stesse per cui esse sono state chieste e ottenute da imprese e lavoratori) o l’attuale governo ha intenzione di elaborare un nuovo piano di restituzione?
In questo secondo caso, le strade potrebbero essere due: l’abrogazione tout court del comma 722 dell’articolo uno della legge 190 del 2014 oppure l’individuazione di un nuovo set di finalità e obiettivi a cui condizionare il rimborso ai fondi interprofessionali. La prima strada è certamente preferibile, perché semplificherebbe il quadro normativo, irrobustirebbe le scelte di programmazione dei fondi interprofessionali e lascerebbe le imprese più libere di assorbire le risorse finanziarie in modo adeguato e coerente alle proprie specifiche esigenze d’azienda.
Se invece il governo intendesse proseguire sulla strada della restituzione per obiettivi, allora sarà necessario che tali obiettivi siano perseguibili non solo teoricamente ma anche concretamente. Detto in altre parole, non si può sperare di poter utilizzare le risorse a disposizione per i soli lavoratori in cassa integrazione, occorre ampliare il ventaglio di finalità e categorie di lavoratori interessati. Le prossime settimane, quelle della redazione della legge di bilancio sono decisive.
È compito di tutti gli operatori del settore della formazione: animare e incidere in una decisione estremamente rilevante.