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Fondi inteprofessionali e Transizione 5.0: due scelte strategiche per il 2024

Scritto da Pier Camillo Falasca | 23/01/24 9.07

L’inizio del 2024 ha immediatamente riportato alla ribalta due grandi filoni di intervento pubblico in materia di formazione continua dei lavoratori.

Da un lato, la riflessione sempre più diffusa sul ruolo e sull’importanza dei Fondi parititeci interprofessionali, sia nel loro “core business” della formazione continua, sia nell’attuazione delle politiche attive; dall’altro, l’implementazione del Piano Transizione 5.0, con le sue implicazioni per il mondo della formazione e del lavoro.

Iniziamo da quest’ultimo argomento. Rispondendo a uno delle prime interrogazioni parlamentari del 2024, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha ribadito l’impegno dell’esecutivo a emanare nelle prossime settimane un decreto legge (e i conseguenti decreti attuativi) per rendere operativo il Piano Transizione 5.0, approvato dalla Commissione Europea nel novembre 2023 nell’ambito del Repower EU.

Transizione 5.0 ha l’obiettivo di integrare il “vecchio” Transizione 4.0 con i tre concetti chiave di sostenibilità, centralità della persona e resilienza. Tra risorse europee per 6,3 miliardi di euro e risorse del bilancio nazionale per 6,4 miliardi, il piano mira dunque a rendere immediatamente disponibili 12,7 miliardi di euro per l’innovazione e la competitività delle imprese italiane. 

Come dichiarato da Urso, il 10% di tali risorse potrà essere destinato alla formazione, in particolare per irrobustire le competenze nelle tecnologie digitali e nelle tecnologie per la sostenibilità ambientale. Su questo punto, nelle prossime settima ci dovrà essere maggiore chiarezza: negli ultimi mesi del 2023, sembrava essere emersa una certa contrarietà di alcuni ambienti di governo all’allocazione di una quota delle risorse di Transizione 5.0 alla formazione, dovuta principalmente alla preoccupazioni relative alla scarsa efficacia degli interventi ad assorbimento automatico delle imprese, ritenuti poco controllabili, dai benefici difficilmente misurabili e soggetti ad abusi.

Tuttavia, le tante sollecitazioni del mondo industriale e dello stesso settore della formazione continua, sposate peraltro da esponenti di diverse forze parlamentari, ha probabilmente indotto il governo a un ripensamento. Di fronte agli abusi e alle distorsioni, è bene correggere gli strumenti e i sistemi di controllo, non rinunciare a investire nella formazione. Sarebbe una scelta insensata, considerata la filosofia “human-centric” che muove a livello europeo Industria 5.0 (di cui, per intenderci, Transizione 5.0 è un derivato).

Da un’intervista recentemente rilasciata dallo stesso ministro Urso al Sole 24 Ore, emerge comunque che le spese in formazione saranno in qualche modo legate a un investimento e non indipendenti: in altre parole, solo le imprese che realizzeranno investimenti materiali potranno fruire, entro il 10% dell’investimento agevolato, anche dell’incentivo per la formazione.

Sul fronte dei Fondi Interprofessionali (sul cui ruolo e sulle cui potenzialità abbiamo promosso un incontro lo scorso 29 novembre 2023, cui hanno partecipato tra gli altri il presidente della Commissione Lavoro della Camera Walter Rizzetto e gli esponenti di alcuni dei principali Fondi), è allo studio un intervento molto promettente.

L’idea è un coinvolgimento diretto dei Fondi Interprofessionali nei programmi di inserimento e reinserimento dei lavoratori inoccupati o disoccupati nel mercato del lavoro, anche grazie all’ipotesi di restituzione strutturale dei 120 milioni di euro annui da ormai diversi anni sottratti ai Fondi stessi fin dal 2015 (e riassegnati per il solo biennio 2022-2023 per le attività formative a favore di lavoratori in cassa integrazione).

Le ristrettezze di bilancio sono note, ma in tempi di vacche magre per la finanza pubblica occorre concentrare le energie sugli strumenti più efficaci ed efficienti: il modello dei Fondi Inteprofessionali, capace di far dialogare e collaborare le parti sociali, è uno di questi. Ha dimostrato di esserlo più di quanto lo siano le Regioni, ad esempio. Seguiremo con attenzione i dettagli, ma la strada di un maggior protagonismo dei Fondi Interprofessionali è oggi una prospettiva concreta, a cui peraltro si guarda con interesse anche a livello europeo.

Prossimamente aggiorneremo i nostri lettori anche sulle novità del Fondo Nuove Competenze.