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Certificazione delle competenze nel contesto della formazione continua

Agenzia per il lavoro

Criticità e soluzioni della certificazione delle competenze

04 ott 2023

Partendo da una approfondita analisi dello stato di attuazione dei sistemi in IVC nelle diverse Regioni Italiane e dalla necessità di effettuare una “progettazione per conoscenze e competenze finalizzata al rilascio di attestazioni trasparenti e spendibili”, facciamo il punto sulle difficoltà e sugli scenari possibili di evoluzione in tema di certificazione delle competenze.

Certificazione delle competenze

Quando parliamo di certificazione delle competenze, noi di Skills ci riferiamo allo strumento atto a valorizzare e riconoscere le capacità e le conoscenze acquisite da ciascuno nel corso della propria storia professionale, scolastica e di vita.

Questo percorso di valorizzazione e riconoscimento si realizza attraverso l’IVC, Individuazione, Validazione e Certificazione, ovvero il processo che consente di ricostruire e valutare queste esperienze. Una serie di decreti, a partire dal 2013, hanno determinato la titolarità e le modalità di tale processo, definendo un quadro di riferimento della certificazione a livello nazionale: il QNQ, Quadro Nazionale delle Qualifiche, declinato poi all’interno di singoli Repertori Regionali. 

Il QNQ raccoglie tutte le qualifiche professionali cui è possibile ricondurre le capacità e conoscenze possedute da ciascun individuo, affinché risultino riconoscibili - quindi spendibili - in qualunque contesto a livello nazionale.

Tuttavia, chi come noi opera nella formazione continua ad un livello nazionale, si è ritrovato a dover fare i conti con l’effettiva “certificabilità” dei percorsi di lifelong learning, sia per le caratteristiche peculiari molto distanti da quanto previsto nei Repertori Regionali e nel QNQ, nonostante lo sforzo del legislatore nell’introdurre continui aggiustamenti per adeguare lo strumento della certificazione alle richieste del mercato, sia per il differente stato di attuazione dei servizi di IVC nelle varie Regioni.

La nostra attenzione è da tempo, pertanto, focalizzata sulle seguenti questioni:

  1. Applicabilità della certificazione delle competenze nei diversi contesti di formazione continua;

  2. Scenari e soluzioni possibili della certificazione delle competenze della formazione finanziata.

Applicabilità della certificazione delle competenze nei diversi contesti di formazione continua

Uno dei temi su cui l’ANPAL e i Fondi Paritetici Interprofessionali per la formazione continua si sono sempre più focalizzati negli ultimi anni è stato lo stato di avanzamento dei processi di progettazione della formazione per conoscenze e competenze, tema questo, legato a doppio filo sia con la qualità della formazione, sia con la riconoscibilità dei risultati dell’apprendimento e l’occupabilità dei lavoratori che li acquisiscono.

La trasparenza e la riconoscibilità delle competenze in uscita dalla formazione non può prescindere dai sistemi di Individuazione, Validazione e Certificazione delle competenze (IVC), punto su cui l’ANPAL si è espressa chiaramente sin già dal 2018 con l’emanazione della sua Circolare 1/2018 “Linee guida sulla gestione delle risorse finanziarie attribuite ai fondi paritetici interprofessionali per la formazione continua di cui all’articolo 118 della legge 23 dicembre 2000 n. 38”.

Nonostante, dunque, l’opportunità dell’obbligo imposto ai soggetti attuatori della formazione continua di applicare, laddove possibile rispetto alle direttive Regionali, i processi di IVC, o comunque di fornire sempre ai lavoratori, attestazioni trasparenti e spendibili rispetto alle competenze in uscita dai percorsi formativi, non possiamo non considerare tre importanti fattori di criticità che caratterizzano il contesto della formazione continua:

  1. La formazione continua, per sua natura, si realizza attraverso iniziative brevi in cui è difficile ricostruire un percorso formativo coerente. Questo aspetto contrasta con la necessità di offrire continuità e coerenza ai percorsi formativi, condizione necessaria al raggiungimento di qualifiche o certificazione di competenze secondo gli standard fissati dai Sistemi Regionali di Certificazione delle Competenze

  2. I repertori professionali regionali necessitano di continuo aggiornamento e revisione. Tuttavia, i tempi della P.A. non sono celeri come quelli richiesti dal mercato del lavoro, per cui vi è spesso la difficoltà, per chi come noi progetta la formazione, di tenere in considerazione descrittori “non propriamente aggiornati” di competenze.

  3. Ulteriore riflessione riguarda la difficoltà di certificare le competenze acquisite in contesti non formali come quello della formazione continua, cosa che può avvenire solo ad opera di commissioni titolate, pertanto riconosciute a livello regionale, la cui attivazione comporta costi elevati e non è sempre possibile data la cospicua presenza di realtà regionali in cui gli aspetti attuativi dell’IVC non sono stati ancora disciplinati.

 

Scenari e soluzioni possibili della certificazione delle competenze della formazione finanziata

Noi di Skills, rispetto alle oggettive criticità sopra riportate e riconosciute anche dall’Anpal stessa in un Focus metodologico intitolato “METODOLOGIE E APPROFONDIMENTI - I Fondi Paritetici Interprofessionali ai tempi del Covid”, abbiamo provveduto a raccogliere evidenze in merito alle soluzioni adottate da noi stessi e dai vari enti attuatori partner, localizzati in tutt’Italia, per rispondere alla previsione della certificazione delle competenze all’interno degli Avvisi emanati dai Fondi Interprofessionali. Ne è emerso un contesto abbastanza disomogeneo e confusionario; per tale motivo, abbiamo provato a sistematizzare le soluzioni e gli scenari possibili, ritenuti di maggiore interesse, pur sempre in linea con l’orientamento istituzionale, ma di maggiore fattibilità nel contesto della formazione continua. Di seguito le nostre proposte:

nel caso di innovazioni/modificazioni dei processi aziendali da cui deriva la necessità di formare i lavoratori, noi di Skills proponiamo di ricondurre le “nuove” attività che questi dovrebbero realizzare a seguito dell’innovazione, ad attività di ADA (Aree di Attività), così come descritte nell’Atlante del Lavoro e delle qualificazioni redatto da INAPP, piuttosto che al solo profilo professionale e relative Unità di competenze, contenuti nei diversi Repertori Regionali, in modo da inquadrare sin da subito la formazione nell’ambito di un contesto referenziato non necessariamente collegato allo stato di aggiornamento del Repertorio in quella data Regione. Consigliamo inoltre di fare riferimento anche ai Quadri Comunitari di Referenziazione delle Competenze, come ad esempio il Dig.Comp.2.2, l’E-Competence Framework 3.0 e il quadro ESCO, maggiormente aggiornati del QNQ rispetto soprattutto alle competenze digitali e green, spesso direttamente correlate alle innovazioni in atto nelle aziende.

  • descrivere le competenze obiettivo di apprendimento prendendo in considerazione i descrittori delle unità di competenza, così come contenuti nell’Atlante del Lavoro e/o in uno specifico Repertorio Regionale;

  • tenere conto, in relazione alla descrizione dei processi di valutazione delle competenze e di definizione delle prove, dei suggerimenti contenuti nelle “schede di caso” previste dall’Atlante Nazionale del Lavoro di INAPP in relazione a ciascuna ADA.. 

  • tenere traccia, presso le aziende clienti, delle abilità e delle conoscenze identificate nel corso del tempo nei lavoratori coinvolti da attività di formazione continua, al fine da progettare nuovi moduli formativi che creino conoscenze e abilità in continuità con quelle già acquisite in precedenti attività formative e che ovviino, in qualche modo, alla brevità della formazione che caratterizza il lifelong learning.

  • valorizzare il concetto di “micro-credenziali”, ossia risultati dell’apprendimento traducibili solo in una o in poche parti (conoscenze o abilità) di competenze contenute nei Repertori Regionali o nell’Atlante del Lavoro, in quanto connesse a micro-percorsi formativi (di breve durata) che caratterizzano il contesto della formazione continua. 

  • validare le competenze in uscita, previa realizzazione di idonea attività di valutazione dei risultati dell’apprendimento, attraverso i cosiddetti “virtual badge”, ossia dei riconoscimenti virtuali, che corrispondono a declinazioni specifiche di competenze tracciabili e che possono essere acquisiti al termine anche di micro-percorsi formativi. 

  • registrare le competenze in uscita dalla formazione, adeguatamente referenziate, su strumenti elettronici, anche nel caso in cui la Regione di riferimento dell’azienda interessata dalla formazione non abbia attivato i servizi di IVC, per agevolare comunque una maggiore facilità nell’individuazione dei risultati dell’apprendimento e delle competenze possedute dal lavoratore per una futura e successiva validazione/certificazione delle stesse da parte della Regione

Oltre a questi possibili interventi da parte degli enti attuatori, auspichiamo comunque i seguenti interventi ad opera del Legislatore e degli Enti titolari: 

  • la revisione rapida e continua del Sistema delle Qualificazioni Nazionale e Regionale, per l’aggiornamento dei descrittori dei lavori, in termini di attività, di competenze e di risultati attesi, soprattutto in considerazione dei nuovi trend di evoluzione del mercato del lavoro e delle competenze richieste (digitale, sostenibilità, trasversalità…); 

  • la definizione, nell’ambito del QNQ, di micro-qualificazioni che prendano a riferimento il quadro europeo delle qualifiche (EQF);

  • lo stanziamento, da parte dei Fondi Interprofessionali, di budget aggiuntivo specificatamente destinato al processo di IVC.

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