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Sfide e opportunità: imprenditorialità straniera in crescita in Italia

Idee per il futuro

Nuove sfide: tenere insieme passato, presente e domani

13 mar 2024

Un'analisi sull'imprenditorialità straniera in Italia e sulle sfide dell'inclusione e della formazione e del capitale umano.

Nel 2023 le imprese con titolari stranieri sono cresciute sensibilmente e hanno raggiunto il numero di 657mila, il 10% in più rispetto a 5 anni fa, mentre quelle con titolari italiani nello stesso periodo sono diminuite del 3%. È un dato coerente con le tendenze demografiche generali, ma è indicativo di come la società italiana stia diventando sempre più plurale, anche sul fronte dell’imprenditorialità.

I dati Unioncamere-InfoCamere dimostrano che a trainare l’imprenditoria straniera sono i settori delle costruzioni e dei servizi (+3% su base annua) che insieme rappresentano il 44% del totale, insieme all’agricoltura (+5%). Il commercio, invece, registra una lieve frenata (-0,7%) ma resta di gran lunga il settore più rappresentativo con oltre 261mila imprese straniere.

Restringendo il campo e guardando alle imprese individuali, Marocco, Romania e Cina sono i Paesi da cui provengono la maggior parte dei titolari d’azienda (34% del totale) seguiti da Albania, Bangladesh e Pakistan (19%) e quindi da Egitto, Nigeria e Senegal (11%).

I dati ci restituiscono la fotografia di un’Italia come un Paese sempre più multietnico, dove l’apporto dei cittadini stranieri non solo è il principale antidoto alla denatalità (i nuovi nati sono scesi sotto 400mila annui) e al calo demografico, ma apre e rende ancora più complesse le sfide dell’inclusione e della formazione del capitale umano straniero.

La prima considerazione da cui partire — come osserva Francesco Maietta, ricercatore del Censis — è che parliamo di imprese economicamente fragili. La quotidianità prevale sulle scelte di investimento, non tutti i titolari hanno fatto una scelta di vita in Italia di medio lungo periodo, in molti casi parliamo di aziende incapaci di investire ma solo di lavorare come fornitori su piccola scala e in esclusiva per committenti terzi. L’identità di piccolo imprenditore rimane secondaria rispetto all’appartenenza.

Tutte ombre e nessuna luce? Per fortuna non è così. La condizione di imprenditore fa entrare molti nella dimensione della “cittadinanza economica”, sempre più imprese straniere “scoprono” le associazioni di categoria e vi si iscrivono, aprendosi così a circuiti e reti più ampie di quelle permesse dal solo mono-committente o dalla comunità nazionale di cui fanno parte (i cinesi con i cinesi, i bengalesi con i bengalesi, etc). È una tendenza che va favorita e incentivata, perché un elemento è ormai chiaro a tutti: i migranti e i rifugiati non possono più essere considerati la punta dell’iceberg di un’emergenza ormai duratura. L’integrazione è un obiettivo e una sfida nazionale a beneficio di tutti, in particolare del sistema produttivo e del welfare.

Questo scenario apre la strada a sfide e riforme, anche di largo respiro, nel campo scolastico e formativo. Il futuro del nostro Paese si gioca ripartendo e rilanciando il capitale umano, affrontando le nuove sfide con scelte e politiche condivise, che segneranno inevitabilmente il percorso dell’Italia e delle proprie istituzioni, imprese e territori, nei prossimi anni.

Una provocazione ma anche una proposta: e se una delle sfide della formazione finanziata, per queste imprese, fosse anzitutto quella di far percepire ai titolari le enormi potenzialità che ha la loro condizione di imprenditore? Una prospettiva a cui, tra gli altri, avrebbero molto interesse a lavorare proprio le associazioni di categoria, che guadagnerebbero iscritti e iniezioni di futuro.

Scritto da

Piergiorgio Musci
Piergiorgio Musci

Laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Bari, trasferito a Roma per conseguire un Master in Relazioni Istituzionali, Lobby e Comunicazione d’Impresa all’Università Luiss "Guido Carli" di Roma. 

Ho lavorato a Napoli e Roma, con un’esperienza presso il Senato della Repubblica e in contesti lavorativi no-profit. Attualmente mi occupo di Report e Comunicazione Istituzionale in Enzima12.

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