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Inverno demografico e mercato del lavoro: puntiamo su donne, giovani e migranti

Idee per il futuro

Inverno demografico in Italia: soluzioni per il mercato del lavoro

22 gen 2025

Qualche giorno fa è stato pubblicato il rapporto del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), che analizza la situazione e le prospettive legate alla denatalità e al mercato del lavoro in Italia.

Nell’introduzione si legge: "L’Italia sta entrando in una nuova fase della sua storia che corrisponde a un inedito impoverimento del potenziale della forza lavoro”. Una condizione condivisa con altri Paesi europei, ma che in Italia assume caratteristiche particolarmente gravi. Il demografo Alessandro Rosina definisce il nostro Paese una "società del rinnovo debole”.

Le trasformazioni demografiche e occupazionali richiedono un approccio innovativo e strumenti efficaci. In assenza di interventi mirati, il rischio è un progressivo declino della capacità di sviluppo, competitività, produzione di ricchezza e sostenibilità del sistema sociale italiano.

Attualmente, l’Italia registra un indice di dipendenza degli anziani (il rapporto tra persone con più di 65 anni e la popolazione attiva tra i 20 e i 64 anni) superiore al 40%, ben 14 punti sopra la media dell’Unione Europea. Questo significa che ogni lavoratore deve sostenere un numero crescente di anziani, con ripercussioni dirette su produttività e sostenibilità del welfare. Tuttavia, il problema principale non è solo l’aumento degli anziani, ma soprattutto la riduzione della popolazione in età lavorativa.

L’indice di dipendenza economica, che misura il rapporto tra pensionati e occupati tra i 20 e i 64 anni, ha superato il 60%, posizionandosi anch’esso ben al di sopra della media europea. Questa situazione è il risultato di una combinazione di fattori, tra cui una maggiore longevità, ma soprattutto il calo della popolazione attiva, in progressiva contrazione da anni.

Particolarmente preoccupante è il calo della forza lavoro nella fascia d’età 35-49 anni, tradizionalmente centrale nella vita lavorativa. Dal 2014 al 2024, la popolazione maschile di questa fascia è passata da oltre 7 milioni a meno di 5,7 milioni, e le previsioni indicano un ulteriore calo nei decenni a venire. Al contrario, la fascia over 45 continua a registrare un aumento dell’occupazione.

Di fronte a questo scenario, emergono due direttrici di intervento fondamentali:

  1. Favorire l’ingresso nel mondo del lavoro di giovani e donne

    Donne e giovani, pilastri dello sviluppo nei Paesi più dinamici, in Italia continuano a essere sotto-occupati. Gli occupati tra i 25 e i 34 anni sono scesi da 6 milioni a circa 4,2 milioni, con un tasso di occupazione ancora al di sotto della media europea. In particolare, nella fascia 15-24 anni, il tasso di occupazione è passato dal 27% del 2004 al 20% del 2023, mentre nella fascia 25-34 anni, il tasso è sceso dal 70% al 68%.

    Anche per le donne, soprattutto quelle tra i 35 e i 49 anni, la situazione è critica. Con un tasso di occupazione al 65%, l’Italia si colloca 10 punti sotto la media europea.

  2. Accogliere e formare i lavoratori migranti

    L’immigrazione rappresenta una risposta immediata e necessaria alla carenza di manodopera causata dai fattori demografici. Favorire flussi migratori regolari, che includano percorsi di formazione nei Paesi di origine o di riqualificazione in Italia, può garantire una migliore integrazione e un utilizzo più efficace del capitale umano immigrato.

Nonostante le difficoltà, il nostro Paese ha ancora margini significativi di crescita. È necessario però un cambio di mentalità che coinvolga sia le istituzioni sia le aziende. Valorizzare appieno giovani, donne e migranti è una scelta strategica imprescindibile.

Come evidenziato nel rapporto CNEL, l’Italia ha storicamente sottoutilizzato queste tre categorie di capitale umano: investire su di esse, combinando politiche attive e l’uso delle nuove tecnologie, è la chiave per sostenere l’economia italiana nei decenni a venire.

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