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Il Futuro del Lavoro: Studio su Lavoro Agile e Settimana Corta

Agenzia per il lavoro

Il lavoro agile tra ricerche, risultati e persone

30 lug 2024

Smart working, lavoro agile, settimana corta. Sono solo alcune delle parole chiave nell’attuale mondo aziendale, diffusesi soprattutto con l’avvento della pandemia da Covid-19. Tuttora vi è un grande dibattito sull’impatto di questi nuovi modelli e sulle relative conseguenze: calerà la produttività? Rallenterà l’innovazione? Come bilanciare la vita privata?

Tante le domande e poche le risposte. Non a caso, attualmente, vi sono numerose ricerche, studi e articoli di settore che stanno analizzando i possibili risvolti a livello mondiale. Ogni giorno, per fortuna, assistiamo a incontri, dibattiti e tavole rotonde: potrebbe essere la volta buona in cui si discute seriamente della situazione del mondo del lavoro e dei lavoratori.

In questo scenario, un nuovo studio, condotto da ricercatori dell’Università di Stanford, dell’Università di Hong Kong e di quella di Pechino, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, ha dimostrato che il lavoro ibrido, un modello che combina il lavoro tradizionale in presenza con quello da remoto, aumenta i livelli di soddisfazione e riduce i tassi di dimissione. La ricerca è stata condotta per sei mesi tra il 2021 e il 2022 nella sede di Shanghai di Trip.com, uno dei principali tour operator cinesi. I 1612 dipendenti coinvolti sono stati divisi in due gruppi: alcuni di loro hanno potuto lavorare da casa due giorni su cinque, mentre altri sono andati in ufficio tutti e cinque i giorni.

Al termine di questo esperimento è emerso che il lavoro ibrido non ha alcun impatto negativo sulla produttività dei lavoratori. I dipendenti che hanno potuto lavorare alcuni giorni da casa hanno affermato di essere maggiormente soddisfatti dell’equilibrio tra lavoro e vita privata rispetto a chi si è dovuto recare in ufficio tutti i giorni. Lo studio ha dimostrato che i tassi di dimissione tra chi adotta una modalità ibrida sono diminuiti di un terzo, ciò ha permesso all’azienda di risparmiare sui costi del turnover.

Studi e ricerche in questa direzione non mancano neppure nel nostro Paese. Recentemente, tutti i dipendenti di Magister Group, società multi-business con oltre 300 consulenti che offre servizi nel campo delle risorse umane, hanno iniziato la settimana corta: quattro giorni lavorativi a parità di salario. Una riduzione del 20% dell’orario, con la stessa retribuzione.

Dalle valutazioni e dal monitoraggio esterno, è emerso che la settimana corta ha funzionato. I dati percettivi sono stati quasi tutti in miglioramento e, allo stesso tempo, anche i dati economici hanno tenuto. Infatti, nonostante i dipendenti abbiano lavorato il 20% in meno, l’azienda non ha dovuto sostenere ulteriori costi; non ha, infatti, assunto più dipendenti e, anzi, risulta che le persone abbiano organizzato meglio il proprio tempo e lavoro.

È chiaro che questi studi devono essere ben interpretati. Non possiamo certamente parlare di “lavorare meno”, con il timore che possano poi manifestarsi effetti negativi: aumento del ritmo di lavoro, maggiore stress e ansia, riduzione della dimensione sociale. La soluzione per lavorare meglio non può e non deve essere unicamente la riduzione dell’orario di lavoro, ma devono essere valutate anche nuove esperienze e modalità di partecipazione al lavoro.

L’obiettivo è quello di riflettere e confrontarsi su un mondo del lavoro in continua evoluzione. Analizzare le imprese e i lavoratori, l’organizzazione del tempo e la gestione delle risorse umane. Lavorare e discutere su un presente in continuo cambiamento e un futuro che sta arrivando.

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La redazione di Skills
La redazione di Skills

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