La twin transition, ovvero la doppia transizione verso modelli di business digitali e sostenibili, rappresenta oggi una delle principali sfide per le aziende. L’evoluzione tecnologica e l’urgenza ambientale stanno ridefinendo i parametri della competitività, in particolare per le PMI. Digitalizzazione dei processi, intelligenza artificiale, sostenibilità ambientale e normative più severe impongono nuove competenze e una revisione continua dei modelli organizzativi. La capacità di adattarsi a questi cambiamenti non è solo una questione operativa, ma una leva strategica per la crescita e la resilienza nel lungo termine.
Le PMI italiane si trovano spesso in difficoltà nell’adottare tecnologie digitali e pratiche sostenibili a causa della carenza di competenze interne. Secondo il Politecnico di Milano, oltre un terzo delle aziende considera questo il principale ostacolo alla digitalizzazione.
La situazione è aggravata dalla difficoltà nel reperire profili adatti: secondo l’Eurobarometro (Flash Eurobarometer109), l’80% delle piccole imprese italiane segnala criticità nel reclutamento, superando la media europea. Questo mismatch tra domanda e offerta di competenze rappresenta un freno alla crescita.
In questo scenario, la formazione continua – attraverso percorsi di upskilling e reskilling – diventa essenziale. Tuttavia, il 30% delle PMI non eroga formazione strutturata, spesso per mancanza di risorse organizzative o tempo.
Oltre alle hard skill (digitali, normative, linguistiche), sono sempre più importanti le soft skill: comunicazione, leadership, pensiero critico, problem solving. Queste abilità trasversali permettono di affrontare i cambiamenti con maggiore flessibilità e consapevolezza.
Esempi di competenze chiave per la twin transition:
Competenze digitali avanzate, come l'uso di software aziendali e strumenti 4.0
Competenze green, tra cui la gestione energetica e la sostenibilità dei processi
Capacità comunicative, per collaborare in ambienti ibridi e multiculturali
Pensiero critico e adattabilità, per reagire rapidamente ai cambiamenti del mercato
Settori come ICT e Fintech registrano una forte crescita della domanda di formazione professionale: +75% nell’ICT dal 2021 al 2024, +40% nel Fintech nel solo 2024. Questi comparti necessitano di professionisti specializzati, capaci di gestire AI, cybersecurity, governance dei dati e sostenibilità.
I profili digitali e green più richiesti nel 2025 includono:
Chief Digital Officer: guida l’innovazione e l’integrazione tecnologica
Head of Cybersecurity: protegge i dati aziendali da minacce informatiche
AI & Data Governance Manager: supervisiona l'uso etico e sicuro dei dati
Sustainability Tech Manager: integra soluzioni green nei processi produttivi
ESG Manager: monitora e comunica le performance ambientali, sociali e di governance
AI Specialist: sviluppa algoritmi e sistemi intelligenti per l’efficienza operativa
Tech Innovation Manager: esplora e adotta nuove tecnologie emergenti
Coinvolgere i vertici aziendali nei programmi formativi è fondamentale. I “quadri”, in particolare, rappresentano una figura di raccordo tra la direzione e le funzioni operative, con responsabilità gestionali e spesso di coordinamento. Solo il 45% delle imprese italiane forma i dirigenti, e il 47% i quadri. Eppure, sono proprio queste figure a dover guidare il cambiamento culturale e organizzativo.
Una leadership consapevole e formata può promuovere la cultura dell’apprendimento continuo, superare le resistenze interne e collegare la formazione alle strategie aziendali di lungo termine.
Investire nella formazione digitale e green non è più un'opzione, ma una necessità strategica. Le competenze richieste dal mercato del lavoro evolvono rapidamente e solo le imprese che sviluppano un capitale umano adeguato saranno in grado di affrontare con successo la twin transition. La formazione consente non solo di migliorare la produttività, ma anche di attrarre talenti, innovare i processi e anticipare i cambiamenti normativi ed economici.
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