ARTICOLI

Le competenze e la formazione nel rapporto Draghi, una priorità per l’Europa

Idee per il futuro

La sfida delle competenze in Europa secondo il Rapporto Draghi

23 set 2024

Recentemente, l’ex presidente della BCE e già premier italiano Mario Draghi ha presentato un rapporto alla Commissione Europea, su richiesta della presidente Ursula von der Leyen, con l’obiettivo di individuare ricette utili a promuovere la competitività dell'Unione Europea

Il documento è stato accolto come un richiamo urgente all'azione, evidenziando la necessità di un cambiamento radicale e di interventi immediati per rilanciare la crescita economica del continente. Draghi ha sottolineato che il rallentamento della crescita globale, il calo demografico e la crescente competizione, in particolare dagli Stati Uniti e dalla Cina, richiedono risposte rapide e coordinate a livello europeo, senza le quali il futuro dell’economia continentale è fortemente a rischio.

Il rapporto si articola su tre pilastri fondamentali: innovazione, decarbonizzazione e sicurezza, sottolineando come questi settori siano cruciali per garantire un futuro sostenibile e competitivo per l'UE.

Un paragrafo del rapporto è dedicato al tema molto delicato della carenza di competenze in Europa, esplorato in dettaglio nel documento, che evidenzia l'urgenza di riforme nell'istruzione e nella formazione professionale, punti chiave per il rilancio della competitività europea.

Secondo quanto emerge dal Rapporto Draghi, l'Europa si trova a fronteggiare una significativa carenza di competenze, una problematica che sta influenzando negativamente diversi settori, dall'innovazione tecnologica fino alla transizione verso tecnologie pulite. Questa situazione è aggravata da diversi fattori strutturali, tra cui il calo della forza lavoro e la fuga di cervelli. Il rapporto sottolinea come la carenza di competenze sia diffusa in settori diversi e colpisca sia i lavoratori poco qualificati che quelli altamente qualificati. Secondo le stime, il 25% delle aziende europee ha difficoltà a trovare dipendenti con le competenze necessarie, un problema che coinvolge anche i neoassunti, i quali spesso non dispongono delle skills richieste. Le carenze sono particolarmente gravi nei settori legati all'innovazione digitale e alle tecnologie green, con il 25% delle aziende che segnala una mancanza di lavoratori per la produzione di tecnologie pulite. Inoltre, il 37% dei lavoratori europei non possiede competenze digitali di base, una lacuna che ostacola l'adozione di nuove tecnologie e rallenta i progressi verso una transizione digitale efficiente.

Il rapporto prevede che entro il 2035, la carenza di manodopera sarà ancora più pronunciata, in particolare nelle occupazioni altamente qualificate. Questa previsione è legata al declino dei sistemi educativi e formativi che, secondo quanto evidenziato, non preparano adeguatamente i lavoratori alle nuove esigenze del mercato del lavoro, soprattutto in relazione ai cambiamenti tecnologici.

Una delle principali criticità è la scarsità di laureati in materie STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica), non sufficiente a soddisfare la domanda crescente di competenze specializzate. Solo l'8% degli studenti raggiunge livelli elevati in matematica, e il 7% in lettura e scienze, a dimostrazione di un sistema educativo in crisi che fatica a formare figure professionali adeguate.

Anche la formazione continua per gli adulti è carente, con solo il 37% degli adulti che partecipa a corsi di formazione, un dato che dimostra l'urgenza di interventi per colmare il gap di competenze e favorire l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita.

Nonostante l'Unione Europea abbia investito circa 64 miliardi di euro nello sviluppo delle competenze, i risultati sono stati finora limitati. Tra i principali fattori che hanno contribuito a questo insuccesso vi sono - a detta del rapporto - la scarsa coordinazione tra gli Stati membri, il limitato coinvolgimento delle industrie nella definizione delle competenze richieste e la mancanza di un sistema efficace di valutazione delle strategie attuate.

Il rapporto suggerisce inoltre alcune raccomandazioni per affrontare le sfide future legate alla carenza di competenze in Europa:

  1. Migliorare l'uso della "skills intelligence": Utilizzare dati dettagliati per comprendere meglio le carenze di competenze e adottare interventi mirati.

  2. Adattare i sistemi di istruzione e formazione: Rivedere i programmi di studio, coinvolgendo attivamente i datori di lavoro e le parti interessate per garantire una formazione più aderente alle esigenze del mercato.

  3. Introdurre un sistema comune di certificazione: Creare un sistema di certificazione standardizzato a livello europeo per facilitare la comprensione delle competenze acquisite dai lavoratori da parte dei datori di lavoro.

  4. Ottimizzare l'uso dei fondi UE: Ridisegnare i programmi di competenze, aumentando la responsabilità e l'efficacia delle iniziative attraverso una migliore gestione e valutazione dei fondi stanziati.

In sintesi, la carenza di competenze in Europa rappresenta una sfida critica per il futuro. Se non affrontata adeguatamente, rischia di compromettere la competitività delle imprese europee e ostacolare l'adozione delle nuove tecnologie necessarie per garantire una transizione digitale e green sostenibile. Occorre un approccio coordinato e lungimirante, che preveda la revisione dei sistemi educativi e formativi, un maggiore coinvolgimento delle industrie e l'ottimizzazione degli investimenti nelle competenze.

Qual è la fattibilità delle proposte avanzate da Mario Draghi?

Il rapporto sulla competitività dell'Unione Europea è attualmente oggetto di un vivace dibattito politico. Mentre Draghi ha invocato un "cambiamento radicale e urgente" per risollevare l'economia europea e ha delineato un piano da 800 miliardi di euro all'anno per investimenti massicci, alcune delle sue idee incontrano una resistenza significativa, soprattutto da parte di alcuni Stati membri come la Germania, che si oppone alla creazione di nuovo debito comune simile al Recovery Fund.

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha mostrato cautela, accogliendo il rapporto ma frenando su alcuni degli aspetti più ambiziosi, come l'idea di emettere nuovo debito comune, una misura considerata cruciale da Draghi per finanziare i progetti necessari a sostenere l'innovazione e la transizione energetica.

Anche dal punto di vista interno ai Paesi membri, la realizzazione delle proposte appare complessa. Inoltre, il panorama politico europeo è frammentato, con molti Paesi divisi su questioni cruciali come la politica industriale e la decarbonizzazione. Le proposte di Draghi richiederebbero un alto livello di coordinamento tra gli Stati membri, una sfida non da poco vista la difficoltà di superare il voto unanime su questioni chiave.

In conclusione, sebbene le proposte di Draghi abbiano il potenziale per rilanciare l'economia europea, la loro realizzazione dipenderà dalla capacità dei governi europei di superare le divergenze politiche e di adottare un approccio comune verso le sfide globali, una condizione che, almeno nel medio lungo termine, a noi appare imprescindibile e auspicabile.

Scritto da

Pier Camillo Falasca
Pier Camillo Falasca

Advisor per le relazioni istituzionali di Enzima12

L’obiettivo del mio lavoro per Enzima12 è provare in pochi minuti a spiegare a un interlocutore (a volte attento e a volte no) cosa fanno le società del gruppo Enzima12, quali idee hanno per il futuro del lavoro e della formazione, quali criticità normative o regolatori incontrano e come possibilmente risolverle.

Laureato in economia delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni internazionali all’Università Luigi Bocconi di Milano, esperto di analisi delle politiche pubbliche, giornalista e autore di saggi.

Ho lavorato come responsabile economico dell’ufficio legislativo di un gruppo parlamentare dal 2010 al 2013, consigliere economico presso il Ministero degli Affari Esteri dal 2014 al 2018, consigliere economico e politico del Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale dal 2021 al 2022.

Sono responsabile per le relazioni istituzionali dello Euro Gulf Information Centre (centro di informazione sui rapporti tra l’Europa e i paesi del Golfo Arabo), collaboro con alcune riviste e quotidiani come Il Foglio, Linkiesta, Strade. 

Siccome sogno ancora di cambiare il mondo, non mi sottraggo mai all’attivismo politico e sociale. Accumulo stampe e litografie di arte contemporanea, non avendo alcun talento personale per le arti figurative.

Vai alla scheda dell'autore

Iscriviti alla newsletter