Viviamo in un’epoca di profonde trasformazioni nel mondo del lavoro e della formazione. L’innovazione tecnologica, la globalizzazione e la crescente richiesta di competenze specializzate impongono una riflessione strategica sulle politiche formative e occupazionali del futuro.
Molte grandi sfide si delineano all’orizzonte, richiedendo un approccio proattivo e ambizioso. Con Skills e il gruppo Enzima12 ci impegneremo nei prossimi mesi a stimolare il dibattito su questi temi, con l’obiettivo di modernizzare il sistema formativo e renderlo più efficace, e con l'ambizione di contribuire a proiettare il mondo del lavoro nel futuro.
Due grandi questioni condizionano, offrono opportunità e presentano rischi: la diffusione dell'intelligenza artificiale nella nostra società e nell'economia; la tensione demografica in corso, con un evidente e rapido invecchiamento della popolazione e un ormai iniziato ridimensionamento, che determina un fenomeno per decenni sconosciuto: la crescente carenza di manodopera qualificata in diversi settori strategici. Sul tema dell'intelligenza artificiale, il nostro obiettivo è duplice: da un lato, promuovere una sempre maggiore conoscenza e consapevolezza tra le nostre aziende partner, sia con momenti di discussione, sia con la nostra attività di consulenza e progettazione al fianco delle imprese; dall'altro, sostenere l'innovazione e la capacità di un numero sempre maggiore di imprese italiane, di qualsiasi dimensione e settore, a diventare non solo "utenti" ma "creatori" di innovazione nel campo dell'IA.
Sul tema demografico, una soluzione innovativa - su cui stiamo lavorando - è rappresentata dalla formazione dei lavoratori stranieri direttamente nei loro paesi d’origine, così da garantirne l’ingresso nel mercato del lavoro italiano con le competenze richieste. Dal 2023, e poi di recente con ulteriori interventi normativi, Governo e Parlamento hanno introdotto nuove misure che consentono alle imprese italiane di organizzare percorsi formativi nei paesi d’origine dei lavoratori, con l'obiettivo di assumere poi in Italia i lavoratori formati, in deroga al regime ordinario dei decreti flussi. Questo approccio è per noi cruciale, perché serve a superare una disciplina zoppicante e resa fragile sia dalla complessità normativa, che dagli abusi (come dimostrano purtroppo le cronache) del sistema del "click day". Ci candidiamo ad essere protagonisti di questo cambio di mentalità.
Accanto alle due grandi determinanti, che a nostro parere condizioneranno il mondo del lavoro negli anni a venire in modo sempre più decisivo, restano i temi su cui promuovere una sempre maggiore consapevolezza tra i rappresentanti delle istituzioni, i mezzi d'informazione, le imprese e i lavoratori: primo tra tutti, la costruzione di un modello intelligente per la certificazione delle competenze.
La certificazione delle competenze acquisite attraverso percorsi formali e informali è fondamentale per garantire trasparenza e mobilità nel mercato del lavoro. I nuovi decreti ministeriali del 2024 rappresentano un passo avanti, ma la loro attuazione deve essere accompagnata da strumenti accessibili ed efficaci. Un sistema di certificazione solido consente ai lavoratori di valorizzare le proprie competenze e alle aziende di individuare più facilmente i profili adatti alle loro esigenze.
La certificazione delle competenze non deve essere solo un riconoscimento formale, ma uno strumento realmente utile per migliorare l'occupabilità dei lavoratori e la loro capacità di valorizzare sul mercato le proprie abilità. Per questo motivo, occorre incentivare la collaborazione tra aziende, enti di formazione e istituzioni pubbliche al fine di sviluppare standard di certificazione chiari, riconosciuti e facilmente accessibili. Skills Consulting ed Enzima12 si impegneranno affinché il sistema nazionale di certificazione diventi più inclusivo e funzionale, promuovendo un confronto costante con gli stakeholder del settore e favorendo la creazione di un ecosistema digitale che consenta ai lavoratori di avere sempre a disposizione una mappatura aggiornata delle proprie competenze.
Un'altra grande questione aperta riguarda il trattamento riservato alle spese di formazione continua dalla disciplina sugli aiuti di Stato. Attualmente, i finanziamenti pubblici destinati alla formazione professionale sono soggetti a rigide normative sugli aiuti di Stato, limitando in molti casi la capacità delle imprese di investire nello sviluppo delle competenze. Questa regolamentazione, prevista dall’articolo 107 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), nasce per evitare distorsioni della concorrenza. Tuttavia, l’inclusione delle spese per la formazione tra gli aiuti di Stato penalizza la crescita delle competenze in un’economia in continua evoluzione. Con le nostre interlocuzioni istituzionali, stiamo provando a tenere il tema nell'agenda della politica, sia tra le forze di maggioranza che di opposizione, consapevoli che prima o poi la realtà "ci darà ragione": crescerà la consapevolezza che, in un mondo condizionato dalle pressioni demografiche e dallo spiazzamento dell'IA sul lavoro umano, l'investimento pubblico in capitale umano, in formazione dei lavoratori, non sarà più un aiuto di Stato, ma un "aiuto allo Stato", perché preservando i lavoratori dall'obsolescenza professionale e migliorando la loro produttività e competitività, funge da prima politica attiva.
Le questioni che abbiamo evocato rappresentano - a nostro parere - delle priorità per ripensare il sistema formativo e occupazionale in Italia. Il futuro del lavoro dipenderà dalla nostra capacità di adattarci ai cambiamenti e di investire in politiche lungimiranti. È essenziale che il dibattito su questi temi coinvolga istituzioni, imprese e società civile, affinché si costruisca un sistema formativo capace di rispondere alle esigenze del mercato del lavoro di domani.