In Italia, l'analfabetismo funzionale colpisce una porzione significativa della popolazione adulta. Secondo l'indagine PIAAC dell'OCSE, circa il 28% degli italiani tra i 16 e i 65 anni rientra in questa categoria, una delle percentuali più elevate in Europa, seconda solo alla Turchia. Questo fenomeno si traduce in una difficoltà nel comprendere e utilizzare informazioni testuali nella vita quotidiana, limitando la partecipazione attiva alla società e al mercato del lavoro.
Risalendo lungo la scala delle competenze, si trova che anche tra le persone censite dall'indagine OCSE come dotate di livelli solo minimi o comunque carenti di istruzione, l'Italia è in una condizione peggiore di altre realtà continentali.
Parallelamente, le imprese italiane affrontano una crescente difficoltà nel reperire personale qualificato. Un'indagine di Confindustria rivela che oltre il 69% delle aziende segnala problemi nel trovare le competenze tecniche necessarie, con punte del 73,5% nel settore industriale. Questa discrepanza tra domanda e offerta di competenze, nota come "mismatch", è particolarmente evidente in ambiti chiave come la transizione digitale e l'internazionalizzazione.
La coesistenza di un alto tasso di analfabetismo funzionale e la difficoltà delle imprese nel trovare personale qualificato suggerisce una correlazione significativa. La mancanza di competenze fondamentali limita l'occupabilità degli individui e ostacola la capacità delle aziende di innovare e crescere. Questo scenario evidenzia l'urgenza di investire in programmi educativi e formativi mirati, che possano colmare le lacune esistenti e allineare le competenze della forza lavoro alle esigenze del mercato.
In questo contesto, la formazione professionale e continua riveste un ruolo cruciale. Molti lavoratori italiani, pur essendo occupati, non possiedono livelli adeguati di istruzione e competenze di base, fattore che incide negativamente sulla produttività e, di conseguenza, sui salari. Implementare politiche efficaci di formazione continua è essenziale per aggiornare e migliorare le competenze della forza lavoro, rendendola più adattabile alle esigenze in evoluzione del mercato. Inoltre, investire massicciamente in strumenti come gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) può contribuire a formare tecnici specializzati in settori strategici, riducendo il divario tra domanda e offerta di competenze. Gli ITS offrono percorsi di alta specializzazione tecnologica post-diploma, progettati in collaborazione con le imprese, per garantire una formazione mirata e pertinente alle reali necessità del mercato del lavoro.
In conclusione, affrontare l'analfabetismo funzionale non è solo una questione educativa, ma una necessità economica per migliorare la competitività del paese e garantire una maggiore inclusione sociale. Interventi coordinati tra istituzioni, sistema educativo e imprese sono fondamentali per superare queste sfide e promuovere uno sviluppo sostenibile